La storia di un’azienda farmaceutica italiana, tra le più
importanti del mondo, che di fatto dismette il polo italiano e mette in
discussione il lavoro di centinaia di persone. Proteste e trattative,
sindacati mobilitati
Sigma Tau appassisce. Era un fiore all’occhiello della industria
farmaceutica italiana, protagonista di assoluto valore mondiale per la
produzione, la ricerca e la sperimentazione. Le industrie Farmaceutiche
Riunite Sigma Tau nascono nel 1957 per iniziativa di un imprenditore
“illuminato”, Claudio Cavazza, socio di minoranza de L’Espresso,
promotore del Festival Spoleto Scienza. Nel 1964 viene avviata a Pomezia
la costruzione di uno stabilimento industriale con 64 dipendenti. E
nella cittadina “industriale” della provincia di Roma oggi rischia di
morire, quella che nel 1984 era diventata la quarta azienda nel mondo
nel suo settore, destinataria di una Orphan Drug Designation. I farmaci
orfani sono quei farmaci che non vengono prodotti o immessi sul mercato a
causa della domanda insufficiente a coprire i costi. Nell’arco degli
anni ne riceverà altre sette. Nel 2009 il gruppo, che ha stabilimenti
produttivi anche in Spagna e negli Usa, occupa 2441 dipendenti dei
quali, 440 sono ricercatori. Nella ricerca, l’azienda investe il 16% del
fatturato.
A Pomezia lavorano un migliaio di persone, in un’azienda che rappresenta un “sogno”, non solo perché dà lavoro ma anche per il ruolo che svolge. Nel 1986 viene creata la Fondazione Sigma Tau, un Ente morale finalizzato allo sviluppo della ricerca, della promozione del progresso scientifico e culturale. L’interesse della ricerca è particolarmente focalizzato sull’area oncologica ed immunologica, ma anche nel settore cardiovascolare, del sistema nervoso, e delle malattie metaboliche, nelle patologie rare, neglette e di elevato impatto sociale. Il 28 novembre dell’anno passato, a meno di sei mesi dalla scomparsa del fondatore, Claudio Cavazza, l’azienda dichiara lo stato di crisi, nonostante avesse acquistato neanche due anni prima il colosso farmaceutico Usa, la Enzon, per 307 milioni di euro. A Pomezia, invece, avvia la procedura di cassa integrazione straordinaria per 569 dipendenti. Il provvedimento colpisce circa duecento informatori farmaceutici sparsi per l’Italia e 355 lavoratrici e lavoratori di Pomezia, quasi un dimezzamento degli organici, dando un duro colpo alla produzione. Circa un centinaio di queste 569 persone verrebbero assorbite in società terze, che continueranno a fornire servizi non più strategici. Da subito, il 15 novembre vengono licenziati 13 dirigenti.
Appassisce il fiore all’occhiello della ricerca
Tra le aree maggiormente investite dal piano di riduzione del personale, segnaliamo quelle produttive, dell’informazione scientifica e, soprattutto, quella della ricerca con un taglio di circa 80 persone.
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